APOSTASIA,  BATTAGLIA ESCATOLOGICA,  CASTIGHI,  CHIESA CATTOLICA,  FATIMA,  IMPOSTURA RELIGIOSA

«ANDATE DA GIUSEPPE, FATE QUELLO CHE VI DIRÀ» (Gen 42,55)

 

San Giuseppe non ha limiti.

Il suo paterno aiuto si estende proprio a tutte le necessità, su tutti coloro i quali a lui ricorrono con fiducia e sono certi d’essere prontamente esauditi. Le parole: “Andate da Giuseppe”, in latino “Ite ad Joseph” le troviamo scritte anche sotto le statue che raffigurano lo sposo di Maria SS. o sopra gli altari nelle chiese a lui dedicate.

Scrive San Giovanni Bosco: “Immaginiamoci che il nostro santo protettore volga per noi a Gesù Cristo, di lui Figlio adottivo, questa commovente preghiera:

« O mio divin Figlio, degnatevi di spargere le vostre più abbondanti grazie sopra i miei servi fedeli; io ve lo domando pel dolce nome di padre di cui mi avete tante volte onorato, per queste braccia che vi ricevettero e vi riscaldarono nella vostra nascita, che vi trasportarono in Egitto per salvarvi dal furor di Erode; ve lo chiedo per quegli occhi di cui asciugai le lacrime, per quel prezioso sangue che io raccolsi nella vostra circoncisione; per i travagli e le fatiche che io portai con tanta contentezza per nutrire la vostra infanzia, per allevarvi nella vostra giovinezza…»

Gesù, così pieno di carità, potrebbe egli resistere a tale preghiera? E se è scritto, dice s. Bernardo, che egli fa la volontà di coloro che lo temono, come può negare egli di fare quella di colui che lo servì e nutrì con tanta fedeltà, con tanto amore? Si voluntatem timentium se faciet; quomodo voluntatem nutrientis se non faciet?

A San Giuseppe, custode di Maria, di Gesù e della Chiesa, ci dobbiamo affidare sempre soprattutto in queste terribili calamità spirituali e fisiche della fine dei tempi che sono molto di più di una semplice “carestia” o “epidemia”.

Il Covid infatti è stato un nulla a confronto, una mera preparazione alla guerra finale, alla battaglia escatologica tra Cristo e l’Anticristo, tra la sua stirpe e quella di Satana (cf. Gen 3,15).

Il Vangelo non mente. Parla della grande tribolazione e annuncia di cataclismi che arrivano sulla terra prima che torni il Signore Dio. Lo ha detto Gesù. Questi eventi sono stati riportati anche nel libro dell’apocalisse di Giovanni. Non è retorica. Addirittura le potenze del cielo saranno sconvolte.

Non occorre la nuova Pippi Calzelunghe di Davos ad annunciarci tali catastrofici avvenimenti del clima sconvolto. Sono tutti segni per chi li sa cogliere e leggere.

Le Sacre Scritture parlano chiaro giacché lo dicono da 2000 anni. La nuova scienzah modernista (insieme alla falsa teologia) non dice però che la causa di tutto ciò sono i peccati degli uomini che dilagano, oramai e gridano vendetta al cospetto di Dio.

Ma il tempo è allo scadere. Poiché il peccato ha azione anche sulla natura, nel senso che chi pecca opera contro Dio, quindi contro la sua creazione.

Ci saranno tantissimi che saranno presi da terrore e clamore e impazziranno. Altri, gli empi diventeranno più perfidi e cattivi ma non ce la faranno a sfuggire all’ira divina a causa della gravità degli eventi apocalittici e celesti che sempre più si manifesteranno sulla faccia della terra.

Come un laccio si abbatterà su di loro perché non essendosi occupati della vera Fede non crederanno (cf. Lc 21 Discorso sulla rovina di Gerusalemme).

Quest’ora di concitazione mondiale è davvero reale e vicina e nulla la potrà impedire. È un appuntamento prefissato dall’Altissimo ab aeterno a cui tutta l’umanità prenderà parte e non mancherà.

Deus non irridetur. Quae enim seminaverit homo, haec et metet. Dio non si inganna. Quello che l’uomo semina, raccoglierà.

La morte e la malattia, gli sconvolgimenti terreni sono entrati nella natura e nell’uomo a causa del Peccato Originale e per invidia del diavolo.

Terremoti, pestilenze, carestie, epidemie, fame e guerra..

Alziamo lo sguardo!

Tradimenti, omicidi, invidie e gelosie..

Alziamo lo sguardo!

Innanzi agli orrori dell’umano volere.. Alziamo lo sguardo a lui.

Giacché se guardiamo a San Giuseppe in tutte le circostanze avverse della vita dominata dall’umano volere, se guardiamo al gran patriarca e custode della Divina Famiglia la nostra liberazione è davvero vicina.

La selezione è già in atto.

Quello che abbiamo desiderato tutta la vita sta arrivando.

E il nostro liberatore e Signore.

La gioia della liberazione sarà riservata solo a coloro che avranno creduto fino alla fine.

Ecco gli eletti.

Alziamo lo sguardo!

Risorge il Sole del Fiat Divino, la nuova era col suo pieno trionfo.

Con la vittoria del Cuore Immacolato di Maria.

Oremus.

A TE O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.

Amen!

A te o beato Giuseppe è un preghiera scritta da Leone XIII in calce alla lettera enciclica “Quamquam pluries” del 15 agosto 1889. Leone XIII, eletto papa il 20 febbraio 1878, ha messo sotto la potentissima protezione di san Giuseppe, celeste patrono della Chiesa, il suo pontifcato (allocuzione ai cardinali del 28 marzo 1878).

Indulgenza di 7 anni e 7 quarantene ogni volta che si recita la detta orazione.

Imprimatur:
Genova, 29 luglio 1909 – C. De Amicis Vie. G.