«CASO MANELLI: L’EREDITÀ MILIONARIA DELLA FIGLIA SPIRITUALE DI PADRE PIO»
Lanciata anche una petizione online per sostenere la battaglia che da anni sta conducendo il professore Luciano Mirigliano che gestisce la contesa “Opera della Divina Volontà” a San Giovanni Rotondo.
Una storia lunga e complessa, fatta di carte bollate, minacce, denunce e processi che vanno avanti da dodici anni. Una vicenda definita dai media come un giallo. Si tratta della contrapposizione tra la centenaria figlia spirituale di Padre Pio, Adriana Pallotti, e padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata (in foto).
Nella diatriba si contendono vere e proprie fortune, un patrimonio costituito da numerosi immobili di valore tra cui una cappella, una sala conferenze e un’area dislocata adibita all’interno della grande proprietà ad uso foresteria, il tutto per un valore inestimabile di milioni di euro. Dopo la morte di Adriana Pallotti, nel 2016, l’eredità è contesa tra il professore di filosofia Luciano Mirigliano, che è stato scelto dalla figlia spirituale di Padre Pio come erede universale e «incaricato a proseguire la sua missione d’apostolato» e il padre fondatore dei Francescani dell’Immacolata che «avrebbe indotto Pallotti a donare tutto a lui», come sostiene anche la stessa Pallotti in numerose interviste (video in basso).
Un caso scottante di cui la stampa nazionale si è già occupata nel 2015, in particolare “La Vita in Diretta” di Rai1. Nel corso di questi dodici anni di vicende giudiziarie sono accaduti numerosi fatti che rendono la storia ancora più complessa. Esautorato dalla Santa Sede a Padre Manelli è stata comminata anche la “sospensione a divinis”, oggi vive a San Giovanni Rotondo in uno dei tanti conventi delle suore Francescane dell’Immacolata.
Il prossimo 27 maggio 2024, presso il Tribunale ordinario di Foggia, sarà deciso il destino dell’imponente eredità di Pallotti, della grande Opera della “Divina Volontà” a pochi passi dal convento di San Pio. Luciano Mirigliano ha attivato anche una petizione, una raccolta firme online, al fine di far conoscere la sua versione dei fatti, chiedendo così un sostegno alla società civile (è possibile firmare qui il sostegno alla sua battaglia).
«Una battaglia giudiziaria e spirituale – racconta Mirigliano – in cui appaiono coinvolti anche sedicenti parenti di Padre Pio. L’intento è quello di mantenere le proprietà donatemi direttamente da Adriana Pallotti, al fine di onorare la missione universale ricevuta e consentire ai fedeli l’utilizzo pubblico dell’intera opera voluta fortemente da Padre Pio, il quale ha deciso anche il luogo dove edificarla. Chiedo a tutti di firmare, poiché è un segno di vicinanza utile per evitare che si possa compiere quel disegno di truffa nei confronti di una vera anima di Dio, Adriana Pallotti»- conclude l’appello. Ora spetterà al Giudice Concetta Potito dirimere la matassa giuridica.
La Vita in Diretta Rai 1 intervista ad Adriana Pallotti
“Padre Manelli mi ha portato via tutto”
Di Gennaro Tedesco – 08/03/2024
Frigento. Suore costrette a sottoscrivere col sangue voti di obbedienza ai fondatori; consorelle costrette a subire molestie e a consumare solo cibi scaduti, nonostante i lauti proventi dei benefattori; vocazioni forzate e confessioni sacramentali utilizzate come mezzo di ricatto. Sono alcuni degli elementi presenti nel nuovo e corposo dossier inviato alla Procura della Repubblica di Avellino che sulla vicenda dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata ha aperto un fascicolo. L’istituto è già stato commissariato dalla Santa Sede nel 2013 e, dal marzo scorso, è finito sotto i riflettori delle Fiamme Gialle per i reati contestati di truffa aggravata e falso ideologico. I nuovi documenti sono stati depositati da Giuseppe Sarno, l’avvocato che nello scorso settembre, nell’interesse dei nuovi vertici della Congregazione, aveva sporto querela-denuncia segnalando le presunte irregolarità nella gestione dei patrimoni e avviato così le indagini congiunte da parte della Procura e della Finanza.
Con le carte appena consegnate un nuovo scenario, fatto di presunti abusi, atti di libidine e prevaricazioni attuate dal fondatore Padre Stefano Maria Manelli, viene a sovrapporsi a quel mondo sommerso di ingenti movimenti di denaro, e di beni mobili e immobili che sarebbero stati affidati illecitamente a laici, su cui sono puntati i riflettori degli inquirenti. Si parla di fanatismo, culto idolatrico verso il fondatore della Comunità e dei suoi presunti atteggiamenti autoritari, possessivi e narcisisti, volti al controllo assoluto e incondizionato di frati e suore, molti di cui stranieri, nel convento di Frigento e negli altri sparsi in tutta la Penisola.
Pesantissime e inquietanti le accuse a lui rivolte dalle decine di suore ed ex-religiose soprattutto, uscite fuori dall’Istituto per le vessazioni, i ricatti e le mortificazioni subite, a partire da quel patto di fedeltà assoluta che erano costrette a vergare con il sangue dei polpastrelli punti con un ago, secondo un rito settario che confermerebbe la sete di potere e di esaltazione del frate, ora rifugiato a San Giovanni Rotondo in un convento di suore.
Le numerose testimonianze, depositate presso la Santa Sede già a partire dal 1998, coprono venti anni circa di «terrorismo psicologico, di ossessività con cui le suore vicine al fondatore insistevano affinché i soggetti indicati, attraverso una presunta profezia, da Manelli, entrassero in convento». Oltre ai tanti racconti di «vocazioni forzate e di confessioni sacramentali utilizzate come mezzo di calunnia e ricatto», dagli atti emerge pure lo stato di miseria in cui vessavano le suore, diventate cieche o malate a seguito di una cattiva alimentazione. Eppure, enorme era il giro di soldi all’interno dell’Istituto, si racconta. Mistero anche sulla destinazione della beneficenza per le missioni, visto che in Africa e in Brasile le ex religiose raccontano di stenti mentre il denaro tornava indietro in Italia.
Dove sono finiti i milioni di vecchie lire che ogni giorno le suore, mandate in giro per tutto il centro-sud, riuscivano a racimolare? I nuovi vertici dell’Istituto, di nomina vaticana, si battono da tempo per far chiarezza.
Gli inquirenti dovranno far luce pure sulla vicenda di Adriana Pallotti, la 98enne di San Giovanni Rotondo che ha denunciato il raggiro di Padre Manelli e Padre Pellettieri. L'anziana sarebbe stata convinta da questi a cambiare lo statuto della Onlus da lei costituita nel 2006, la «Fondazione della Divina Volontà di Adriana Pallotti», con il fine ultimo, a lei nascosto, di sciogliere l'Organizzazione non lucrativa per devolvere tutto il suo patrimonio all' «Associazione Missione dell'Immacolata» di Frigento, già indagata insieme all'«Associazione Missione del Cuore Immacolato», per la titolarità, a quanto pare illecita, di beni mobili e immobili, nonché per le disponibilità finanziarie, per un valore di 30milioni di euro, ora sotto sequestro preventivo. La nuova denuncia, che arriva dalla Puglia, parla di 1,5 milione di euro, tra beni mobili e immobili, compreso lo stabile in cui abita la signora, costretta a difendersi per via legale dopo che le era stato intimato lo sfratto.