«IL MISTERO DELLA CROCE È PAZZIA PER L’UOMO»
La “Croce” è un vero banco di prova dell’amore, una verifica. È il più potente telescopio per guardarsi dentro e conoscere se realmente amiamo oppure facciamo finta, ci fa conoscere chi siamo e a chi vogliamo appartenere. È appunto un segno di appartenenza forte, il tatuaggio indelebile delle anime, il più efficace, ma che non ammette finzioni, vale a dire falsi comportamenti, ipocrisie. È il simbolo della coerenza per eccellenza, della congruenza.
Leggiamo nel libro dell’apocalisse di Giovanni:
«All’angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca». (Ap 3, 14-16)
Poiché è più che specchio, la croce non mente, ha la forza di mettere a nudo ogni maschera e mostrare il vero volto, chi in verità noi siamo e a chi apparteniamo, ossia la nostra vera identità. Una impeccabilis lente d’ingrandimento che raggiunge i più intimi anfratti e nascondigli dell’animo umano o dell’umano volere. Impossibile sfuggirle o raccontarle bugie. È un laser spirituale che mira con precisione inaudita l’obiettivo e colpisce il punto al fine di separare, dividere ciò che è veritiero da ciò che è menzognero. Un perfetto bisturi della chirurgia, divina.
Ecco il punto. La “Croce” significa “amare” e amare significa: “un solo volere”, “ciò che vuole Dio lo voglio anch’io”. Tuttavia amare significa anche: “odiare il male in modo divino”.
Gesù un giorno interroga Pietro ed egli risponde:
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». (Gv 21,15-19)
Ecco la preziosissima perla del Vangelo: la croce, cattedra di sapienza. La croce ch’è amore, speranza e fedeltà alla sua adorabile Divina Volontà.
Fiat Voluntas Tua
Luciano Mirigliano
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IL GIUDIZIO DELLA CROCE
Una mattina, era il giorno dell’esaltazione della croce, 14 Settembre 1899, il mio dolce Gesù mi trasportò nei luoghi santi e, prima mi disse tante cose della virtù della croce, non ricordo tutto, appena qualcosa: “Diletta mia, vuoi tu essere bella? La croce ti darà i lineamenti più belli che si possano trovar e nel Cielo e nella terra, tanto da innamorare Iddio che contiene in Sé tutte le bellezze.” Continuava Gesù: “Vuoi tu essere piena d’immense ricchezze, non per breve tempo ma per tutta l’eternità? Ebbene, la croce ti somministrerà tutte le specie di ricchezze, dai centesimi più piccoli, qual sono le piccole croci, alle somme più grandi, quali sono le croci più pesanti, eppure gli uomini sono tanto avidi per guadagnare un soldo temporale che dovranno presto lasciare e nessun pensiero si danno per acquistare un centesimo eterno, e quando Io, avendo compassione di loro, vedendo la loro spensieratezza per tutto ciò che riguarda l’eterno, benignamente porgo loro l’occasione, invece d’averlo a caro, si indignano e mi offendono. Che pazzia umana, pare che la capiscano al rovescio. Diletta mia, nella croce ci sono tutti i trionfi, tutte le vittorie ed i più grandi acquisti, tu non devi aver altra mira che la croce e questa ti basterà per tutto questo. […]
Altre volte ricordo che il mio dolce Gesù rinnovando queste crocifissioni, mi disse: “Diletta mia, la croce fa distinguere i reprobi dai predestinati. Come nel giorno del giudizio i buoni si rallegreranno al vedere la croce, così fin d’ora si può vedere se uno dev’essere salvo o perduto, se al presentarsi della croce l’anima l’abbraccia, se la porta con rassegnazione, con pazienza e bacia e ringrazia quella mano che l’invia, eccoti il segno che è salva. Se al contrario al presentarsi della croce s’irrita, la disprezza e giunge fino ad offendermi, puoi dire, è segno che è un’anima che s’incammina per la via dell’inferno; così faranno i reprobi nel giorno del giudizio, che al veder la croce si affliggeranno e bestemmieranno. Tutto dice la croce, la croce è un libro che senza inganno ed a chiare note ti dice e fa distinguere il santo dal peccatore, il perfetto dall’imperfetto, il fervoroso dal tiepido. La croce comunica una tale luce all’anima, che fin d’ora non solo fa distinguere il buono dal reo, ma si può conoscere ancora chi dev’essere più o meno glorioso nel Cielo, chi deve occupare un posto superiore e un posto minore. Tutte le altre virtù stanno umili e riverenti innanzi alla virtù della croce ed innestandosi con essa ne ricevono maggior lustro e splendore.”
Chi può dire quali fiamme di desiderio ardenti gettava nel mio cuore questo parlare di Gesù? Mi sentivo divorare dalla fame del patire e Lui, per soddisfare le mie brame, oppure, per dire meglio, ciò che Lui stesso m’infondeva, mi rinnovava la crocifissione.
Luisa Piccarreta – LdC – I Vol. 14 Settembre 1899