«IL PREMIO DOPO LA PROVA»
Nelle prove della vita – diceva Padre Pio – occorre rimanere: “fermi e costanti”.
Fedeli alla volontà di Dio.
Fino alla fine.
Giacché è un banco di prova per tutti la fedeltà alla adorabile Divina Volontà. Finché morte non ci separi dalla volontà umana. Soprattutto ora, alla fine dei tempi.
Lo sforzo quotidiano d’ogni vero cristiano nella tensione verso la perfezione ultima esige un premio, ossia di contemplare il volto di Dio così come d’incanto lo vedono gli angeli del paradiso su in Cielo insieme alla Vergine Maria.
“Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione”. (Eb 12,22-23)
La speranza di una Vita divina è reale per tutti poiché non esclude nessuno.
Dice infatti il Salmo di questo gran Signore che non guarda in faccia alcuno mentre premia e rialza dalla polvere l’umile e l’indigente facendolo sedere tra i grandi dell’assemblea, addirittura rialza il povero dall’immondizia per farlo accomodare tra i principi del suo popolo (cf. Sal 113,7-8).
Ecco il punto. Tutti i battezzati sono chiamati alla santità per mezzo delle croci, a questa inestimabile eredità, la dignità regale del Figliol di Dio: di sedere tra i principi del suo regno.
«La sola croce è quella che fa conoscere se veramente si ama il Signore, però la croce portata con pazienza e rassegnazione, perché dove c’è pazienza e rassegnazione nelle croci, c’è Vita Divina», dice Gesù alla Piccarreta. Perché la nostra Patria è nei cieli non sulla terra afferma San Paolo.
“Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore; perché il nostro Dio è un fuoco divoratore”. (Eb 12,28-29)
Noi, dunque, dobbiamo anelare insieme con tutte le nostre forze alla vera vita, alla Vita divina; per questo siamo disposti a sacrificare quella umana.
Costi quel che costi.
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OGNI ATTO FATTO NEL VOLER DIVINO, FORMA L’ALIMENTO PER FAR CRESCERE LA VITA DIVINA NELLA CREATURA. IL DONO PIÙ GRANDE CHE FA DIO: LE VERITÀ.
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Sono sempre lì, nel centro del Fiat Divino, sebbene sotto l’incubo della privazione del mio dolce Gesù; oh, come è doloroso sentirsi sfuggire quel Gesù che mi ama ed amo, e che formando la mia vita di forza, d’amore, di luce, sfugge da dentro la mia vita la sua vita d’amore, di forza e di luce! Oh, Dio, che pena sentir la vita, ma la vera Vita non c’è! Che tortura, che strazio! Oh, come mi sento di ripetere:
“Non vi è dolore simile al mio dolore! Cieli e terra piangete meco, e tutti imploratemi il ritorno di quel Gesù che mi ama ed amo!” Onde mi abbandonavo più che mai in quel Fiat Divino che nessuno mi può togliere, neppure lo stesso Gesù; se Lui si nasconde, mi fa delle scappatine, ma [tuttavia] il Voler suo Divino non mai mi lascia, è sempre meco, e la mia mente si gira intorno a tutto ciò che il Fiat Divino ha fatto e fa per amor nostro. E siccome pensavo al suo grande amore nel crearci, il mio amato Gesù, uscendo dal suo nascondiglio, mi ha detto:
“Figlia mia, la creazione dell’uomo fu il centro dove la nostra Divinità accentrava tutti i beni che dovevano sorgere nella creatura; mettevamo in essa Vita Divina e Volontà Divina, vita umana e volontà umana; la vita umana doveva servirci d’abitazione, e le due volontà fuse insieme dovevano fare vita in comune con sommo accordo; anzi, l’umana volontà doveva prendere dalla Nostra per formare i suoi atti, e la Nostra doveva stare in atto continuo di dare del suo, per fare che la umana volontà restasse modellata e tutta informata nella Divina Volontà. Ora, non c’è vita tanto umana, spirituale e divina, che non ha bisogno d’alimento per crescere, per fortificarsi, abbellirsi e felicitarsi.
Molto più che Noi mettevamo la nostra Vita Divina nell’uomo; [ma] perché era incapace di ricevere tutta la pienezza del nostro Essere Divino mettevamo in lui quanto poteva contenere della nostra Vita, dandogli libertà di farla crescere quanto più poteva e voleva. Quindi la nostra Vita, nell’uomo, per crescere aveva bisogno d’alimento, ecco la necessità di mettere in lui una Volontà Divina; la nostra Vita Divina non si sarebbe adattata di alimenti di volontà umana.
Ecco perciò che tutti gli atti della creatura fatti in virtù e nella nostra Volontà Divina, servirebbero [sarebbero serviti] ad alimentare e far crescere la nostra Vita Divina in essa, in modo che mano mano che andava facendo i suoi atti nel nostro Fiat, ora prendeva il nostro amore e Ci alimentava, ora prendeva la nostra fortezza, ora la nostra dolcezza infinita, ora le nostre gioie divine per alimentarci. Che ordine, che armonia mettevamo, nel creare l’uomo, tra lui e Noi! fino a chiedergli i nostri stessi alimenti per mezzo suo; non perché avevamo bisogno, no, ma per mantenere la foga d’amore, la corrispondenza, l’unione inseparabile tra lui e Noi. E mentre lui si occupava di Noi, Noi Ci occupavamo di alimentare lui e di conservare la nostra cara abitazione, non solo, ma facendogli altri doni più belli, per renderlo più felice, amarlo di più e farci più amare.
Ma vuoi sapere tu quali sono i nostri doni più belli che facciamo alla creatura? Manifestarle una conoscenza del nostro Essere Supremo, una Verità che Ci appartiene, un nostro segreto è il dono più bello che le facciamo; ognuno di questi doni è un vincolo di più che mettiamo tra essa e Noi; ogni nostra Verità è una proprietà che mettiamo nell’anima sua. Ecco perciò che nell’anima dove regna la nostra Volontà troviamo i nostri alimenti divini, le nostre proprietà – per quanto a creatura è possibile -, la nostra abitazione, quindi Ci troviamo in casa nostra, nel nostro centro, in mezzo alle nostre proprietà.
Vedi dunque che significa far regnare la nostra Volontà ed il gran bene di farti conoscere le nostre Verità; ogni nostra conoscenza porta ciascuna il suo dono distinto: chi porta la sua luce, chi la fortezza, chi la bontà, chi sapienza, chi l’amore, e così di seguito; ognuna di esse vincola la creatura in modo speciale a Dio e Dio ad essa. Perciò sappi corrispondere ai tanti doni che il tuo Gesù ti ha fatto e vivi sempre nel nostro Volere”.
[Luisa Piccarreta – Libro di Cielo, XXIX Vol. 3 Agosto 1931]
Oremus.