APOCALISSE,  APOSTASIA,  BATTAGLIA ESCATOLOGICA,  CASTIGHI,  CHIESA CATTOLICA

«LA CHIESA NELLA TEMPESTA. SUL CALVARIO. SOTTO LA CROCE. STRETTI ALLA MADONNA CON GIOVANNI»

 

Che fare? / Di fronte alla Seconda Passione di Nostro Signore Gesù Cristo restiamo ai piedi della Croce.

Caro Valli,

dopo aver letto su Duc in altum (qui) la riflessione di Fabio Battiston, mi sento di scrivere alcune mie considerazioni in merito alla crisi contemporanea della Chiesa.

Di fronte alla confusione che regna nella Chiesa e nel mondo, sono molti gli interrogativi del cattolico credente contemporaneo. Dobbiamo essere sinceri: come molti hanno già detto e scritto, la Chiesa non ha mai vissuto nella storia una crisi così grande. Oggi regna la confusione. E lo sappiamo benissimo: dove c’è confusione non c’è lo Spirito Santo (Gal 5,18).

Parto dal presupposto che tutti sappiamo che la Chiesa è il Corpo Mistico di Gesù Cristo.

Il cristiano cattolico di oggi si chiede: cosa devo fare? Che senso ha stare in una Chiesa dove sembra non ci sia più lo Spirito Santo? Devo andarmene? Devo attendere? Cosa devo fare?

Davanti a tali interrogativi provo umilmente ad abbozzare una risposta in senso teologico. Perché se c’è una virtù che il cristiano di oggi deve avere è proprio quella di saper leggere la storia con gli occhi di Gesù Cristo.

Bene. Non penso di dire una cosa insensata se affermo che oggi stiamo assistendo a una Seconda Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Come duemila anni fa, Gesù è stato “arrestato”. In che senso? Oggi ciò che viene fuori dai documenti ufficiali è un tentativo di “arresto” della Parola di Dio e della Dottrina della Chiesa cattolica. Si sta rinnegando tutto ciò che è l’insegnamento di Dio, della Sua Parola, del catechismo bimillenario della Chiesa cattolica.

Oggi Gesù viene nuovamente flagellato, insultato, sputato, deriso, e inchiodato alla Croce. Penso solo agli ultimi flagelli: la Fiducia supplicans e la Bibbia queer pubblicata da un’editrice “cattolica”. Per non parlare di tutti gli altri flagelli inflitti al Corpo di Cristo dal 2013 a oggi.

Molti discepoli e apostoli sono scappati. Proprio come nel giovedì santo. Penso a chi ha lasciato la Chiesa cattolica per andare nella Chiesa ortodossa. Penso ai tentativi di scisma che sono in corso. Penso a chi ha deliberatamente deciso di non andare più in Chiesa. Non li reputo atti coraggiosi. Ma li reputo atti vili.

Troppo comodo “scappare” dal Cristo deriso, umiliato, oltraggiato e Crocifisso. Troppo comodo “non guardare” il Cristo in Croce, perché fa male. Fa veramente male. Si, cari fratelli. Perché la tragedia che stiamo vivendo oggi non è per nulla diversa dal quella del venerdì santo. Dove tutti sono scappati, e ai piedi della Croce, a contemplare quello spettacolo drammatico di Gesù morente, sono rimasti solo la Madonna e san Giovanni. Perché? Perché in quel momento sono state le uniche persone che hanno creduto alle parole di Gesù: “Il terzo giorno risusciterà” (Lc 18,33).

Al contrario di chi pensa che “ribellarsi” allo spettacolo della Croce possa essere la strada giusta, io la penso diversamente. Scappare, fuggire, è la strada più semplice. Non è coraggioso chi pensa di risolvere il problema dandosela a gambe e fondando “movimenti” alternativi. Per come la vedo io, è più coraggioso chi è capace di “restare” ai piedi di questo Corpo Mistico di Gesù Cristo, che è la Chiesa, in questo momento schernito, sputato, oltraggiato. Questo significa che dobbiamo accettare Fiducia supplicans e cloache varie? Certamente no. Il Corpo di Cristo Martoriato si può curare. E se non lo fanno vescovi o cardinali lo facciano i laici. Proprio come Giuseppe d’Arimatea che ha avvolto nel lenzuolo Gesù deposto dalla Croce (Lc 23,52).

In che modo? In che modo i laici posso curare le ferite di Gesù? Restando lì, ai piedi della Croce. Non fuggendo. Ma restando, proprio come la Madonna e san Giovanni. La Madonna non ha rimproverato Pietro perché ha rinnegato Gesù. La Madonna non ha rinfacciato agli apostoli di essere scappati tutti. La Madonna non ha sbraitato contro i sommi sacerdoti artefici della condanna a morte di suo Figlio. La Vergine Maria è rimasta lì, con san Giovanni, ai piedi di Gesù Crocifisso. Nell’intima certezza che le piaghe di Gesù avevano un senso. Il senso della Risurrezione. E come ce l’avevano allora, ce l’hanno oggi. Allo stesso modo.

La nuova crocifissione di Gesù a cui stiamo assistendo oggi non è l’ultima parola. L’ultima parola sarà la risurrezione che seguirà a questa crocifissione.

Perché Gesù lo aveva annunciato: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,27-28).

Per cui a livello pratico cosa si deve fare?

Continuare ad andare a Messa. Perché andare a Messa significa stare ai piedi della Croce di Gesù. Non allontanarci per nessun motivo dal Calvario. Perché Gesù ci vuole lì. Allontanarsi e fare clamore significa rincorrere in un certo senso un falso protagonismo, che non ci porterà da nessuna parte.

Il credente oggi è chiamato a fare compagnia a Gesù sofferente. Certamente rinnegando ciò che ci viene proposto e che è nettamente contrario alla Parola di Dio e all’insegnamento della Chiesa. Ma non dal di fuori. Bensì dal di dentro. Bevendo anche noi con Gesù quel Calice amaro che non avremmo mai voluto bere.

Mettersi fuori dalla Chiesa non è la soluzione giusta.

Qui il problema non è neanche dimostrare se Bergoglio è papa oppure no. La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, esiste (è) e sta in piedi anche se Bergoglio non fosse il papa. Ma anche se lo fosse. Perché la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, e sappiamo che in ogni caso “le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18).  La mia riflessione va completamente oltre. Va a indicare una “via” al disorientato cristiano cattolico di oggi.

E la “via” è proprio questa: stare ai piedi della Croce di Gesù. Dove Gesù ci vuole.

So che ciò che ho scritto potrebbe sembrare confuso. “I ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre riflessioni” (Sap 9,14). Ma confido nel Signore che mi ha ispirato a scrivere tutto ciò, che questo messaggio arrivi limpido al cuore di chi legge.

Sono anche cosciente che tale riflessione meriterebbe uno sviluppo più ampio. Ma allo stesso tempo penso che agli uomini di buona volontà bastano poche parole.

Per cui, caro Valli, mi scuso con lei e con i suoi lettori se ho occupato invano il vostro tempo. Ma questa notte non dormirei sereno se oggi non avessi condiviso con voi questo impulso interiore, questo scritto, che non è farina del mio sacco, ma, anche se espresso in modo banale e confusionario, mi creda, è suggerito dall’Alto.

Un sacerdote ispirato della Chiesa Cattolica: Fonte

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