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«LA POTESTÀ SACERDOTALE»

Sacerdoti,

io non sono un Prete e non sono mai stato degno neppure di fare il chierichetto. Sappiate che mi sono sempre chiesto come fate voi a vivere dopo aver detto Messa. Ogni giorno avete DIO tra le vostre mani. Come diceva il gran re San Luigi di Francia, avete «nelle vostre mani il re dei Cieli, ai vostri piedi il re della terra». Ogni giorno avete una potenza che Michele Arcangelo non ha. Con le vostre parole trasformate la sostanza di un pezzo di pane in quella del Corpo di Gesù Cristo in persona.

VOI OBBLIGATE DIO A SCENDERE IN TERRA! SIETE GRANDI! SIETE CREATURE IMMENSE! LE PIU’ POTENTI CHE POSSANO ESISTERE.

Chi dice che avete energie angeliche, in un certo senso, si può dire che sbaglia per difetto.
Sacerdoti, vi scongiuriamo:

SIATE SANTI!

Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti!
Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell’Altare. A costruire opere, fabbriche, giornali, lavoro, a correre qua e là in Lambretta o in Millecento, siamo capaci noi. Ma a rendere Cristo presente ed a rimettere i peccati, siete capaci

SOLO VOI!

Siate accanto all’Altare. Andate a tenere compagnia al SIGNORE. La vostra giornata sia: preghiera e Tabernacolo, Tabernacolo e preghiera. Di questo abbiamo bisogno. Nostro Signore è solo, è abbandonato. Le chiese si riempiono [si fa per dire] soltanto per la Messa. Ma Gesù sta là 24 su 24 e chiama le anime. A tutti, anche a noi, ma in particolare a te, sacerdote, dice di continuo: «Tienimi compagnia. Dimmi una parola. Dammi un sorriso. Ricordati che t’amo. Dimmi soltanto “Amore mio, ti voglio bene”: ti coprirò di ogni consolazione e di ogni conforto».

Sacerdoti, parlateci di DIO! Come ne parlavano Gesù, Paolo Apostolo, Benedetto da Norcia, Francesco Saverio, Santa Teresina.

IL MONDO HA BISOGNO DI DIO! DIO, DIO, DIO Vogliamo.

E non se ne parla. Si ha paura a parlare di DIO. Si parla di problemi sociali, del pane. Ve lo dice uno scienziato: nel mondo

C’E’ PANE! CI SONO RISORSE CHE, se ben distribuite, possono garantire una vita, forse modesta, ma CERTAMENTE PIU’ CHE DIGNITOSA A 100 MILIARDI DI UOMINI! L’UOMO HA FAME DI DIO!

E si uccide per disperazione. Dobbiamo credere, ecco il compito delle Missioni: donare DIO al mondo!
Suore, scusate se vi parlo così: tornate ad abituarvi al silenzio!

Bello tutto, la preghiera collettiva è potentissima davanti al Signore. Ricordatevi, però, che si può fare una preghiera insieme anche lontani 100.000 km. La vicinanza è nel cuore di DIO, non nel contatto dei gomiti. Anzi, anche a contatto di gomiti, perché noi non disprezziamo le realtà concrete, visibili e materiali. Ma attenti a non esagerare. Chi volesse dire solitudine soltanto sbaglia, ma chi dice solo appiccicamento di cuore sbaglia. Sbagliano l’uno e l’altro.

«Sacerdoti parlateci di Dio»
Lettera aperta al clero di: Enrico Medi, servo di Dio.

 

Luisa fuori di se stessa segue Gesù e vede diverse scene.

Gesù: “Diletta mia, aiutami, ché più non posso.” E mentre così diceva, avvicinava le sue labbra alle mie e versava un’amarezza tale, da sentirmi pene mortali quando sentivo entrare in me quel liquore così amaro; mi sentivo entrare come tanti coltelli, punture, saette che mi penetravano a parte a parte, insomma, in tutte le mie membra si formava uno strazio atroce e tornando l’anima al corpo, partecipava queste sofferenze al corpo, chi può dire le pene?

Gesù stesso ne era testimone, perché gli altri non potevano mitigare le mie pene stando in quello stato di perdita dei sensi, e s’aspettava quando era presente il confessore, che anche all’ubbidienza si mitigassero. Quindi, solo Gesù mi poteva aiutare quando vedeva che la natura non poteva più e che giungeva proprio agli estremi tanto che non mi rimaneva che dare l’ultimo respiro.

Oh! quante volte la morte si è burlata di me, ma verrà un giorno in cui io mi burlerò di lei. Allora veniva Gesù, mi prendeva fra le sue braccia, m’avvicinava al suo cuore ed oh!, come mi sentivo ritornare la vita, poi, dalle sue labbra versava un liquore dolcissimo e così le pene si mitigavano.

Altre volte, mentre mi portava insieme con Lui girando, se erano peccati di bestemmie, contro la carità ed altri, versava quell’amaro velenoso; se poi erano peccati di disonestà, versava una cosa di marciume puzzolente e quando ritornavo in me stessa, sentivo tanto bene quella puzza, ed era tanto il fetore che mi toccava lo stomaco e mi sentivo venire meno e a volte, prendendo il cibo e dopo quando lo rovesciavo, mi sentivo uscire dalla bocca quel marciume misto col cibo.

Qualche volta, poi, mi portava nelle chiese ed anche là il mio buon Gesù era offeso. Oh! come giungevano male al suo cuore quelle opere sante, sì, ma strapazzatamente fatte, quelle orazioni vuote di spirito interno, quella pietà finta, apparente, solamente pareva che facesse più insulto a Gesù che onore. Ah! sì, quel cuore santo, puro, retto, non poteva ricevere quelle opere così mal fatte. Oh! quante volte si è lamentato dicendo:

“Figlia, anche dalla gente che si dice devota, vedi quante offese mi fanno, anche nei luoghi più santi, nel ricevere gli stessi sacramenti, invece d’uscirne purificati, ne escono più imbrattate.”

Ah! sì, quanta pena faceva a Gesù vedere gente che si comunicava sacrilegamente, sacerdoti che celebravano il Santo Sacrificio della Messa in peccato mortale, per abitudine e, certuni, orrore a dirlo, per fine d’interesse. Oh! quante volte il mio Gesù mi ha fatto vedere queste scene sì dolorose.

Quante volte mentre il sacerdote celebrava il Sacrosanto Mistero, Gesù era costretto ad andare, perché chiamato dalla potestà sacerdotale, nelle loro mani; si vedevano quelle mani che stillavano marciume, sangue, oppure imbrattate di fango.

Oh! come era compassionevole allora lo stato di Gesù, sì santo, sì puro, in quelle mani che facevano orrore solo a mirarle, pareva che volesse fuggire da quelle mani, ma era costretto a rimanere finché si consumavano le specie del pane e del vino.

A volte, mentre rimaneva là, col sacerdote, se ne veniva frettoloso alla volta mia e tutto si lamentava, e prima che io lo dicessi, Lui stesso me lo diceva:

“Figlia, fammi versare in te, ché più non posso, abbi compassione del mio stato che è troppo doloroso, abbi pazienza, soffriamo insieme”.

E mentre ciò diceva versava dalla sua bocca nella mia, ma chi può dire ciò che versava? Pareva un veleno amaro, un marciume fetente, misto con un cibo tanto duro e stomachevole e nauseante, che a volte non andava giù, chi può dire poi, le sofferenze che produceva questo versare di Gesù? Se Lui stesso non mi avesse sostenuto, certo sarei rimasta vittima; eppure a me non versava che la minima parte, che sarà di Gesù che ne conteneva tanto e tanto?

Oh! quanto è brutto il peccato! Ah! Signore, fallo conoscere a tutti, affinché tutti fuggano da questo mostro sì orribile; ma mentre vedevo queste scene sì dolorose, mi faceva vedere pure altre volte scene sì consolanti e belle che rapivano, e questo era il vedere buoni e santi sacerdoti che celebravano i Sacrosanti Misteri. Oh Dio! quanto è alto, grande, sublime il loro ministero.

Quanto era bello vedere il sacerdote che celebrava la Messa e Gesù trasformato in esso, pareva che non il sacerdote ma che Gesù stesso celebrasse il Divin Sacrificio e a volte faceva scomparire affatto il sacerdote e Gesù solo celebrava la Messa, ed io l’ascoltavo, oh! quanto era commovente vedere Gesù recitare quelle preci, fare tutte quelle cerimonie e movimenti che fa lo stesso sacerdote.

Chi può dire quanto mi riusciva consolante vedere queste Messe insieme con Gesù? Quante grazie ricevevo, quanti lumi, quante cose comprendevo! Ma siccome sono cose passate e non le ricordo tanto chiaramente, perciò le passo in silenzio.

Riflessioni sulla Santa Messa.

Ma mentre così dico, Gesù nel mio interno si è mosso e mi ha chiamato, e non vuole che faccia ciò. Ah! Signore, quanta pazienza ci vuole con Te. Ebbene Ti contenterò. Oh! dolce amore dirò qualche piccola cosa ma dammi la grazia tua per poterla manifestare, che da me non ardirei mettere parola in misteri sì profondi e sublimi. Ora, mentre vedevo Gesù o il sacerdote che celebrava il Divino Sacrificio, Gesù mi fece capire che nella Messa c’è tutto il fondo della nostra sacrosanta religione.

Ah! sì, la Messa ci dice tutto e ci parla di tutto. La Messa ci ricorda la nostra redenzione, ci parla a parte a parte delle pene che Gesù patì per noi, ci manifesta ancora l’amore immenso perché non fu contento di morire sulla croce, ma volle continuare lo stato di vittima nella Santissima Eucarestia. La Messa ci dice pure che i nostri corpi disfatti, inceneriti dalla morte, risorgeranno nel giorno del giudizio insieme con Cristo a vita immortale e gloriosa.

Gesù mi faceva comprendere che la cosa più consolante per un cristiano ed i misteri più alti e sublimi della nostra santa religione sono: Gesù in sacramento e la resurrezione dei nostri corpi alla gloria. Sono misteri profondi che comprenderemo solo al di là delle stelle, ma Gesù in sacramento ce li fa quasi toccare con mano in più modi.

In primo, la sua Resurrezione; in secondo il suo stato di annientamento sotto quelle specie, ma pure è certo che Gesù sta vivo e vero. Poi, consumate quelle specie, la sua reale presenza non esiste più. Di poi consacrate quelle specie, di nuovo viene ad acquistare il suo stato sacramentato.

Così Gesù in sacramento ci ricorda la resurrezione dei nostri corpi alla gloria, come Gesù, cessando il suo stato sacramentale risiede nel seno di Dio, suo Padre, così per noi quando cessa la nostra vita, le anime nostre vanno a fare la loro dimora nel Cielonel seno di Dio ed i nostri corpi restano consumati, sicché si può dire che non esisteranno più, ma poi con un prodigio dell’onnipotenza di Dio, i nostri corpi acquisteranno nuova vita ed unendosi all’anima andranno insieme a godere la beatitudine eterna.

Si può dare cosa più consolante per un cuore umano, sapendo che non solo l’anima, ma anche il corpo deve bearsi negli eterni contenti? A me sembra che in quel gran giorno succederà come quando il cielo è stellato ed esce il sole, che avviene? Il sole, con la sua immensa luce assorbe le stelle e le fa scomparire, ma le stelle esistono.

Il sole è Dio e tutte le anime beate sono stelle, Iddio con la sua immensa luce ci assorbirà tutti in Sé, in modo che esisteremo in Dio e nuoteremo nel mare immenso di Dio. Oh! quante cose ci dice Gesù in sacramento, ma chi può dirle tutte? Davvero andrei troppo per le lunghe, se il Signore permetterà mi riservo di dire qualche altra cosa in altra occasione.

(Luisa Piccarreta – LdC I Vol. )