APOSTASIA,  BATTAGLIA ESCATOLOGICA,  CHIESA CATTOLICA,  ECCLESIASTICI

«L’UOMO NON PUÒ VIVERE SENZA INGINOCCHIARSI DAVANTI A QUALCOSA»

Era il 1956 quando, in tempi non sospetti, lo storico britannico Christopher Dawson scriveva a proposito del processo di secolarizzazione, è:

compito dell’educazione cristiana recuperare i contatti perduti e ristabilire il contatto tra religione e società moderna, tra il mondo della realtà spirituale e il mondo dell’esperienza sociale. Naturalmente questo non è ciò che di solito si intende per educazione, che di solito è confinata negli stretti limiti delle scuole e degli esami. Ma l’istruzione non può fare molto se non ha alle spalle una cultura, e la cultura cattolica è essenzialmente umanista in quanto non c’è nulla di umano che non rientri nella sua sfera e che in qualche modo non le appartenga“.

«L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa». Questa sola frase racchiude tutto, la storia umana, la nostra epoca: il declino dell’Occidente cristiano. È il monito che ci ha lasciato il celebre scrittore russo, il grande Fëdor Dostoevskij, romanziere profondamente cristiano. L’avvertimento e la serietà con cui ci ha messi in guardia dal processo di secolarizzazione esigono estrema attenzione, poiché le drammatiche conseguenze che stiamo subendo a causa dell’apostasia dilagante oramai, sono tutte schierate contro di noi come in battaglia, in modo profetico ed escatologico, sotto i nostri stessi occhi addormentati:

«Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo».

Distratti come siamo e imbambolati per mezzo anche di una tecnologia alienante di ultimissima generazione, l’Intelligenza Artificiale, l’uomo moderno travolto e afflitto come è da infiniti problemi di natura antropologica e morale, rischia davvero di perdere le tracce dell’antica filosofia della vita, le proprie origini e di perdersi lungo il cammino che porta alla verità, dunque alla pace e precipitare nel nulla, l’abisso cattolico, di smarrire il contatto con la realtà.

O con Cristo o contro Cristo (cf. Luca 11,23).

Tertium non datur.

Gesù conduce Luisa in chiesa e le mostra come viene trattato dalle anime a lui consacrate.

Stando nel mio solito stato, Gesù mi ha invitato a girare per vedere che cosa facevano le creature. Io gli ho detto: “Mio adorabile Gesù, stamane non ci ho voglia di girare e di vedere le offese che ti fanno; stiamoci qui, tutti e due insieme”.

Ma Gesù insisteva che voleva girare; allora, per contentarlo, gli ho detto:

“Se vuoi uscire, andiamo piuttosto dentro di qualche chiesa, che là son più poche le offese che vi fanno”.

E così siamo andati dentro ad una chiesa, ma anche là era offeso più che in altri luoghi; non perché nelle chiese si fanno più peccati che nel mondo, ma perché sono offese fatte dai suoi più cari, e da quegli stessi che dovrebbero mettere anima e corpo per difendere l’onore e la gloria di Dio; perciò giungono più dolorose al suo cuore adorabile. Quindi vedevo anime devote, che per bagattelle da niente non si preparavano bene alla comunione; la loro mente, invece di pensare a Gesù, pensava ai loro piccoli disturbi, a tante cose da niente, e questo era il loro apparecchio. Quanta pena facevano queste tali a Gesù, e quanta compassione facevano loro stesse, che badavano a tante pagliuzze, a tante frasche, ed intanto, poi, non benignavano d’uno sguardo a Gesù!

Gesù mi disse: “Figlia mia, quanto impediscono queste anime che la grazia si versi in loro; io non guardo alle minutezze, ma all’amore con cui si accostano, e loro me ne fanno un cambio, più badando alle paglie che al­l’amore; anzi, l’amore distrugge le paglie, ma con molte paglie non si accresce un tantino d’amore, anzi lo si diminuisce. Ma quel ch’è peggio, queste anime che si disturbano tanto, ci perdono molto tempo; vorrebbero stare coi confessori le ore intere per dire tutte queste minutezze, ma mai mettono mano all’opera con una buona e coraggiosa risoluzione per svellere queste paglie. Che dirti poi, o figlia mia, di certi sacerdoti di questi tempi? Si può dire che operano quasi satanicamente, giungendo a farsi idolo delle anime. Ah, sì, dai miei figli il mio cuore viene più trafitto, perché se più gli altri mi offendono, offendono le parti del mio corpo, ma i miei mi offendono le parti più sensibili e tenere, fino nell’intimo del cuore.

Chi può dire lo strazio di Gesù? Nel dire queste parole piangeva amaramente. Io feci quanto più potevo per compatirlo, ma mentre ciò facevo, ci ritirammo insieme con Gesù sulla croce.

[Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, II Vol. 16 Aprile 1899]

In Voluntate Dei. Deo Gratias!

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