APOSTASIA,  BATTAGLIA ESCATOLOGICA,  CHIESA CATTOLICA,  FEDE

«L’ORA DI BARABBA E DEI FALSI PROFETI. L’ORA DELL’ABBANDONO DELLA FEDE NEI TEMPI DI: APOSTASIA»

L’ideologia progressista e liberale calata sull’Europa dalle radici cristiane è stata più impattante della bomba atomica caduta in Giappone su Hiroshima e Nagasaki.

Uno scrittore fiorentino di raro spessore ma soprattutto illuminante, Domenico Giuliotti, nel 1920 pubblicò un vero e proprio capolavoro sulle sorti della nostra fede cattolica, una bomba giacché è riuscito in modo vibrante a spiegare i nostri tempi moderni ergendosi su una prospettiva genuinamente cristiana. I tempi tragici di questa travagliata apostasia (Vedasi di seguito: Catechismo n. 675677) penetrata ovunque nella società modernista a partire dalla sommità nella Chiesa. Una analisi lucidissima della realtà, vera e piena di saggezza profetica:

L’ora di Barabba.

«Il mondo ha perduto lo slancio verso il soprannaturale. L’aria è ferma e torbida. Gli uccelli volano in basso. Il gozzo inzavorrato abbatte lo spirito. Il mondo è una terra di morti imbalsamati e fra di essi vagolano i trampolanti profeti dell’antireligione a predicare che Dio è trasmigrato negli uomini morendo. Il Sacro è scomparso perché il profano è adorato. L’umanità è divenuta adulta, finalmente, così che superflui sono gli anchilosati parametri che distinguevano il bene dal male, tutte cianfrusaglie da mettere in soffitta. Nella misura umana si è estinto ogni comandamento di Dio, poiché Dio è risoluto nell’uomo e l’uomo sente di non aver più bisogno di una regola morale, ora che essa s’è riassorbita nell’istinto».

Se questo significa essere “adulti”, allora cosa sarà dell’umanità intera e della Chiesa quando apparirà l’Anti-Cristo mentre si continuerà in quelle poche “terre rare” a professar la vera fede in Gesù Cristo?!

Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.

La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa. ” [Catechismo n. 675677]

È tanta la superbia dei nuovi Giudei della Chiesa, specie per la finta santità che professano, che fa eco oramai ad una società bestiale e carnale, ammiccandola, mentre ci ricorda, imputridita nei vizi, che abbiamo abbandonato la fede, la conversione morale, inchiodando i falsi cattolici alle proprie responsabilità.

Oremus: adveniat regnum tuum.

P.S. Si ringrazia don Alberto Secci per averci parlato di “Quaresima nei tempi di apostasia“, il quale sottolinea: ” Chi vive oggi la Fede, la Verità portata da Cristo, che si fece crocifiggere per i nostri peccati? “.


LIBRO di CIELO

Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature.

Il richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio.


Gesù presentato dai Giudei a Pilato. Il vero Regno di Dio: “Il mio Regno sono i mie dolori, il mio Sangue, le mie Virtù”.

Stavo accompagnando il mio penante Gesù nelle Ore della sua amarissima Passione, specie quando Gesù fu presentato dai giudei a Pilato ed accusato, e Pilato, non contento delle semplici accuse che gli facevano, ritornava alle interrogazioni per trovare, o causa sufficiente per condannarlo, o per liberarlo. E Gesù, prendendo il suo dire nel mio interno, mi ha detto:

“Figlia mia, tutto è mistero profondo nella mia Vita, ed insegnamenti sublimi, in cui l’uomo deve specchiarsi per imitarmi. Tu devi sapere che era tanta la superbia dei Giudei, specie per la finta santità che professavano per cui erano tenuti per uomini retti e coscienziosi, che credevano che solo col presentarmi loro e dire che Mi avevano trovato colpevole e reo di morte, Pilato doveva crederli, e senza farli subire nessuno interrogatorio doveva condannarmi, molto più che dovevano fare con un giudice gentile che non aveva né conoscenza di Dio né coscienza. 

Ma Iddio dispose diversamente per confonderli e per insegnare ai superiori che, per quanto buoni e santi compariscano le persone che accusano un povero reo, non [devono] credere loro facilmente, ma quasi impacciarle con tante interrogazioni per vedere se c’è la verità, oppure sotto quell’abito di bontà c’è qualche gelosia, rancore, o [è] per strappare dai superiori, facendosi strada nei loro cuori, qualche posto o dignità ambita. Lo scrutinio fa conoscere le persone, le confonde e si mostra che non si ha fiducia di loro, e non vedendosi apprezzati si tolgono il pensiero di ambire posti o di accusare altri. 

Quanto male fanno quei superiori quando ad occhi chiusi, fidandosi d’una finta bontà, non di una virtù probata, li mettono in posto o danno ascolto a chi accusa di qualche reità! Quanto non restarono umiliati i Giudei nel non essere creduti facilmente da Pilato, nel subire tante interrogazioni, e [che,] se cedette a condannarmi, non fu perché li credette, ma forzato e per non perdere il posto! Questo li confuse, in modo che restò come marchio sulla loro fronte una estrema confusione ed una umiliazione profonda; molto più, che scorgevano in un giudice gentile più rettitudine e più coscienza che in loro.

Quanto è necessario e giusto lo scrutinio; getta luce, calma nei veri buoni e confusione nei cattivi! E quando, volendo scrutinare anche Me, Mi domandò, Pilato: ‘Re sei Tu? E dov’è il tuo regno?’, Io volli dare un’altra sublime lezione, col dire: ‘Re Io sono’; e volevo dire: ‘Ma sai tu qual’è il mio Regno? Il mio Regno sono i mie dolori, il mio Sangue, le mie Virtù; questo è il vero Regno che, non fuori di Me, ma dentro di Me posseggo. Ciò che si possiede di fuori non è vero regno né sicuro dominio, perché ciò che non sta dentro dell’uomo, può essere tolto, usurpato, e sarà costretto a lasciarlo; invece ciò che c’è dentro, nessuno potrà toglierlo, il dominio sarà eterno dentro di lui. Le caratteristiche del mio Regno sono le mie piaghe, le spine, la croce, dove non faccio come gli altri re, che fanno vivere i popoli fuori di loro, mal sicuri, se occorre digiuni; Io no, chiamo i miei popoli ad abitare nelle stanze delle mie piaghe, fortificati e difesi dai miei dolori, dissetati dal mio Sangue, sfamati dalle mie carni. 

E solo questo è il vero regnare, tutti gli altri regni sono regni di schiavitù, di pericoli e di morte; nel mio Regno c’è la vera Vita’. Quanti insegnamenti sublimi, quanti misteri profondi nelle mie parole! Ogni anima dovrebbe dire a sé stessa nelle pene e dolori, nelle umiliazioni ed abbandoni da tutti, nel praticare le vere virtù: ‘Questo è il mio regno, non soggetto a perire, nessuno me lo può togliere né toccare; anzi, il mio regno è eterno e divino, simile a quello del mio dolce Gesù; i miei dolori e pene me lo certificano e rendono il regno più fortificato ed agguerrito, che nessuno potrà muovermi battaglia in vista della mia grande fortezza’. Questo è regno di pace, che dovrebbero ambire tutti i figli miei”.

[Luisa Piccarreta, XV Vol. 5 Luglio 1923]


“Sono contento, il mio amore ha vinto,

ha distrutto l’umano e ha edificato il divino”.

(Diario di Luisa Piccarreta)

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