«ERAVAMO COME PECORE SENZA PASTORE»
Miseria delle folle.
Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,35-38).
In un tempo apostatico e in una società scristianizzata come la nostra, modernista e atea che ha perso ogni valore e punto di riferimento fondante, il Cielo ha ridato finalmente alla Terra il vincastro di un buon pastore. Papa Leone XIV è la prova vivente e tangibile che il cuore umano non può vivere senza un punto di riferimento, il più importante, la figura del padre. Giacché il nostro “fragile” cuore può essere appagato solo da Dio e dai suoi veri inviati.
“Tu ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” (Sant’Agostino, Filosofo e Teologo, dottore della Chiesa). È davvero un piacere sentire la sua voce e obbedirgli, una consolazione vederlo, un conforto ascoltarlo. È il Papa dei veri credenti: cattolici. Quelli di sempre. Una folla di bambini torna a frequentare i raduni di piazza San Pietro e lui li abbraccia tutti e benedice, giacché sono il frutto del sacramento del matrimonio, della vera famiglia Cristiana che unisce, creata per decreto della Divina Volontà e a immagine e somiglianza della Santissima Trinità.
Il bene più grande che l’uomo può ricevere dalla vita sulla terra è quello che proviene dal Cielo attraverso la verità, vale a dire attraverso la sana dottrina della Santa Madre Chiesa, istituzione divina fondata sulla parola eterna del Figliuol di Dio, divina non umana, ossia da N.S. Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Nessun altro mai potrà paragonarsi a lui.
Quando il filosofo tedesco Nietzsche (1844 – 1900), abbracciando erroneamente il nichilismo filosofico per trovare un nuovo significato alla vita, affrontò col suo pensiero teoretico il concetto della volontà di potenza del “Superuomo” (cf. La scienza della Divina Volontà!), costui non poteva far altro che riferirsi a Cristo Signore, ossi alla seconda Persona della SS. Trinità, giacché non vi sono in tutta la storia del genere umano né mai vi saranno altri uomini superiori o simili a lui, che si avvicinino remotamente all’uomo Celeste da lui rappresentato.
A proposito della vita divina, afferma San Paolo: “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste” (1Cor 15,45-49).
Questa è la sintesi e tutto il fondamento della Chiesa di sempre nata a Roma, che l'”ultimo” vero successore degli apostoli, Papa Leone XIV è venuto a ribadire attraverso la continuità del depositum fidei, in linea con il magistero e la tradizione dei nostri padri (vedasi Luisa Piccarreta, Libro di Cielo).

Dico ora che occorre difendere a spada tratta la verità, poiché c’è di mezzo il bene supremo della Chiesa, ossia la salus animarum, la quale deve con urgenza tornare al suo scopo primiero, il bene più grande dell’uomo sulla terra. Pertanto, tutti coloro che combattono contro il neo eletto Papa Leone XIV o fingono di sostenerlo sono fuori dalla Chiesa (Extra ecclesiam nulla salus!) così come tutti quelli che hanno seguito e continuano a seguire la linea eretica e modernista di Bergoglio, compresi gli “amanti” del carisma della Divina Volontà della Serva di Dio Luisa Piccarreta (clerici, religiosi, laici e secolari), nonché i vari gatekeeper della Deep Church. Il “sacerdote” Alberto Maggi, celebre sostenitore dell’orientamento pastorale di Francesco e seguace della “teologia queer“, ha affermato su La Stampa degli Elkann che la “Chiesa deve stare attenta ai passi indietro” e che deve proseguire sulla strada del “cambiamento“.
Il messaggio è chiaro. I media mainstream iniziano a far giungere le prime minacce a Papa Prevost che ha rotto palesemente con gli schemi dello pseudo “pontificato” di Bergoglio, l’apostata, smascherando al contempo in tal modo i suoi stessi falsi oppositori.
G. K. Chesterton lo aveva preannunciato già un secolo fa, il grande cattolico inglese:
“Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto.
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”.
Sappiamo bene infatti – afferma ancora San Paolo – che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi (cf. Rm 8,18-25), giacché la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, ossia i figli del Divin Volere.

«Perché Nostro Signore nel venire sulla terra non manifestò il Regno del suo Volere»
La mia povera mente stava pensando a ciò che sta scritto qui sopra, ed il mio dolce Gesù ha continuato sullo stesso argomento dicendomi:
“Figlia mia, vedi dunque la necessità come col venire sulla terra non diedi il Regno del mio Volere né lo feci conoscere: volli far prova novella della creatura, volli darle cose minori di quelle che le diedi nella Creazione, rimedi e beni per guarirla; perché nel crearlo, l’uomo non era malato, ma sano e santo, quindi poteva benissimo vivere nel Regno del mio Volere, ma sottraendosi dal Voler Supremo cadde malato, ed Io venni sul la terra come medico celeste per vedere se accettava i rimedi, le medicine per la sua malattia, e dopo aver fatto prova di ciò, allora gli avrei fatto la sorpresa di manifestare il Regno della mia Volontà, che nella mia Umanità tenevo per lui preparato.
S’ingannano quelli che pensano che la nostra somma Bontà e Sapienza infinita avrebbe lasciato l’uomo nei soli beni della Redenzione, senza innalzarlo di nuovo allo stato primiero da Noi creato: allora la nostra Creazione sarebbe stata senza il suo scopo e quindi senza il suo pieno effetto, ciò che non può essere nelle opere d’un Dio; al più faremmo passare e girare i secoli, dando ora una sorpresa, ora un’altra, ora affidandole il piccolo bene ed ora un altro più grande. Faremo come un padre che vuol dare la proprietà ai suoi figli, ma questi figli molto hanno sciupato dei beni del padre, ma con tutto ciò è deciso di dare la proprietà ai suoi figli.
Onde pensa un altro ritrovato: dà ai figli non più le somme grandi, ma a poco a poco, a lira a lira, e come vede che i figli si conservano il poco, così va aumentando le piccole somme. Con ciò vengono a riconoscere l’amore del padre e apprezzare i beni che loro affida, ciò che non facevano prima quando avevano le somme grandi; questo serve a raffermarli e ad impararli di saper conservare i beni ricevuti; onde il padre, quando li ha formato, conferma la sua decisione e dà la sua proprietà ai figli.
Ora, così sta facendo la paterna bontà. Nella Creazione mise l’uomo nell’opulenza dei beni, senza restrizione alcuna; ma, solo perché volle provarlo in una cosa che a lui non costava un gran che, con un atto di sua volontà contraria alla Mia sciupò tutti questi beni. Ma il mio amore non si arrestò: incominciai, più che padre, a dargli a poco a poco, e prima a guarirlo.
Con il poco, molte volte si usa più attenzione di all’uomo quando si posseggono le cose grandi, perché se si possiede proprietà grande e si sciupa, c’è sempre da dove prendere, ma se si sciupa il poco si resta digiuno. Ma la decisione di dare il Regno della mia Volontà all’uomo non l’ho cambiata: l’uomo si cambia, Dio non si cambia. Ora la cosa è più facile, perché i beni della Redenzione hanno fatto la via, hanno fatto conoscere molte sorprese del mio amore per l’uomo, come li ho amato, non col solo Fiat, ma col dargli la [mia] propria Vita, sebbene il mio Fiat Mi costa più della mia stessa Umanità, perché il Fiat è divino, immenso ed eterno, la mia Umanità è umana, limitata e nel tempo ha il suo principio.
Ma le menti umane non conoscendo a fondo che significa il Fiat, il suo valore, la sua potenza e che può fare, si fanno più vincere da tutto ciò che feci e patii venendo a redimerli, senza sapere che sotto alle mie pene e alla mia morte c’era nascosto il mio Fiat che dava vita alle mie pene. Ora, se avessi voluto manifestare il Regno della mia Volontà, tanto quando venni sulla terra, quanto prima che i beni della Redenzione fossero riconosciuti ed in gran parte posseduti dalle creature, i miei Santi più grandi si sarebbero spaventati, tutti avrebbero pensato e detto: ‘Adamo innocente e santo non seppe vivere né perseverò in questo Regno di luce interminabile e di santità divina, come lo possiamo noi?’
E tu per la prima, quante volte non ti sei spaventata? E tremando innanzi ai beni immensi e alla santità tutta divina del Regno del Fiat Supremo, volevi ritirarti dicendomi: ‘Gesù, pensaci a qualche altra creatura, io ne sono incapace’. Non ti spaventò tanto il patire, anzi molte volte Mi hai pregato, incitato che ti facessi patire. E perciò la mia più che paterna bontà [ha fatto] come ad una seconda mia Madre, che le nascosi il mio concepimento nel suo seno: prima la preparai, la formai, per non farla spaventare, e quando giunse il tempo opportuno, nell’atto proprio che Io dovevo concepirmi, allora glielo feci sapere per mezzo dell’angelo, e sebbene a primo aspetto tremò e si conturbò, ma subito si rasserenò, perché era abituata a vivere insieme col suo Dio, in mezzo alla sua Luce ed innanzi alla sua Santità.
Così ho fatto con te: per tanti anni ed anni ti nascosi che volevo formare in te questo Regno supremo; ti preparai, ti formai, Mi chiusi in te, nel fondo dell’anima tua per formarlo, e quando il tutto fu fatto, ti manifestai il segreto, ti parlai della tua missione speciale, ti chiesi in modo formale se volevi accettare di vivere nella mia Volontà, e sebbene tu tremavi e temevi, Io ti rassicuravo dicendoti: ‘Perché ti conturbi? Non sei forse vissuta finora insieme con Me nel Regno del mio Volere?’ E tu, rasserenandoti, prendevi più pratica a vivere in Esso ed Io Mi dilettavo di allargare sempre più i confini del Regno mio, perché sta stabilito fin dove la creatura deve prendere possesso in questo Regno, stando che sono interminabili i suoi confini, e la creatura è incapace di poterli abbracciare tutti, perch’è limitata”.
Ed io: “Amor mio, eppure i miei timori non sono del tutto cessati, e delle volte mi spavento tanto, che temo di fare un secondo Adamo”. E Gesù: “Figlia mia, non temere, tu hai più aiuto che non aveva Adamo: hai l’aiuto d’un Dio Umanato e tutte le opere e pene sue per tua difesa, per tuo sostegno, per tuo corteggio; ciò che non teneva lui. Perché dunque vuoi temere? Piuttosto sii attenta alla santità che si conviene per vivere in questo Regno Celeste, alla tua felicità e fortuna, ché vivendo in esso, ti basta uno sguardo, sentire una sola mia parola per comprendere i suoi beni, mentre chi stanno da fuori si può dire che capiscono solo che esiste il Regno della mia Volontà, ma ciò che coloro che sono al di fuori sta dentro, che ci vuole per farla comprendere, appena l’alfabeto della mia Volontà possono capire”.
[Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, XIX Vol. 18 Luglio 1926]


